L’edera è una pianta che ha sempre affascinato l’uomo e in ogni epoca ha dato vita a diverse interpretazioni simboliche. Nell’iconografia cristiana medievale, ad esempio, il suo essere un sempreverde è stato spesso preso a simbolo dell’immortalità dell’anima dopo la morte del corpo; nel culto di Osiride aveva la stessa funzione, e i suoi viticci venivano fatti crescere intorno agli alberi secchi per dare l’impressione che fossero ancora vivi. Nel mondo greco, la musa della commedia, Talia, era raffigurata sempre con una corona d’edera intorno al capo e satiri e sileni ne erano immancabilmente ornati, dato che il fatto che crescesse sempre e un po’ dappertutto faceva pensare ad una grande forza vitale e quindi alla gioia; alcuni descrivevano gli effetti dei decotti ottenuti con le sue foglie – attenzione, non provateci a casa: è una pianta velenosa! – come rinvigorenti ed eccitanti, e un toccasana per i doposbornia, e il suo essere un tenace rampicante che si avvinghia alle piante che la sostengono la faceva collegare alla fedeltà in amore e nell’amicizia.
La divinità più legata alla nostra edera però era Dioniso, al quale la pianta era consacrata insieme alla vite, di cui era l’opposto e il complemento, e il cui sacro Tirso era intrecciato con le loro foglie. Per citare il Dionysos di Walter Friedrich Otto la sua crescita mostra un dualismo che può benissimo ricordare la doppia natura di Dioniso – e, aggiungiamo noi, è probabilmente un aspetto che gli Scapigliati in generale e Tarchetti in particolare avevano ben presente e apprezzavano particolarmente. […] Si potrebbe definirla, al pari di Dioniso, la “nata due volte”. Il suo fiorire e il suo ricoprirsi di frutti stanno peraltro in un singolare rapporto di corrispondenza e di opposizione rispetto alla vite. L’edera fiorisce infatti in autunno, quando per la vite è tempo di vendemmia, e produce frutti in primavera. Tra i suoi fiori e i suoi frutti sta il tempo dell’epifania dionisiaca nei mesi invernali. Così, in certo qual modo l’edera rende omaggio al dio delle inebrianti feste invernali, dopo che i suoi germogli si sono spinti in alto nell’aria, come se fosse trasformata da una nuova primavera. […] Nel bel mezzo dell’inverno, quando si celebrano strepitanti feste, essa si allarga baldanzosa con le sue foglie frastagliate sul terreno dei boschi, o si arrampica sui tronchi quasi volesse, al pari delle Menadi, salutare il dio e circondarlo nella danza.
Quando si parla di Dioniso però non si può fare a meno di pensare a Karl Kerényi e alla sua fantastica opera, e infatti la prima cosa che abbiamo fatto per scrivere questo post è stato tornare a rivederla: come sempre quando succedono queste cose, abbiamo cominciato a consultarla a proposito dell’edera e siamo finiti a rileggerne una buona parte… Ed è sempre una lettura affascinante!
Presi dalla curiosità, siamo andati allora a controllare se ci fosse l’edizione ebook di questo fondamentale volume, e purtroppo – a meno di nostri errori – ci siamo resi conto che non esiste una versione digitale dell’edizione italiana del Dioniso; ed è un peccato, perché secondo noi sarebbe un libro adattissimo a sfruttare le caratteristiche degli ebook, sia come gestione e organizzazione del testo sia come mercato. I diritti di questo capolavoro sono saldamente in mano ad una nota casa editrice onusta di gloria, quindi non possiamo fare altro che esprimere il desiderio di vederne prima o poi l’edizione digitale, ma forse non sarebbe una cattiva idea cominciare a stilare una wishlist di libri che vorremmo vedere al più presto pubblicati in ebook.
E voi? Se non ci fossero problemi di diritti, quali sono i libri che vorreste vedere trasformati il prima possibile in digitale?